Efrem Sabatti - Psicologo a Brescia

OBIETTIVI “PERICOLOSI”


OBIETTIVI “PERICOLOSI”

Ci sono obiettivi più sani e utili da perseguire e altri invece davvero dannosi. Vuoi scoprire quali sono?



Il piacere

Il piacere è un valore orribile per organizzare la propria vita. Proviamo a chiedere ad un drogato come è finita la sua ricerca del piacere o ad un giocatore compulsivo se ora è felice o ad una persona che ha fatto fallire matrimoni e perso la famiglia in nome del piacere, come si sente e se il piacere li ha resi felici.

Il piacere non può diventare un valore fondante, perché semmai è la conseguenza di quando otteniamo un risultato, ma NON PUO’ DIVENTARE IL RISULTATO.

In primo luogo il piacere è una sensazione e, come tutte le sensazioni è effimero, si satura in fretta e si esaurisce, per cui, se voglio continuare a provarlo devo alzare la dose (come fanno i drogati, i giocatori compulsivi, i traditori seriali, i sensation seeker anche degli sport estremi).

Il piacere immediato è una forma di soddisfazione superficiale, perciò la più semplice da ottenere, ma anche la più facile da perdere.

Eppure nonostante ciò, è la forza motrice di milioni di persone, perché anestetizza e distrae, e da un piacere almeno momentaneo. Ma anche questa idea è illusoria.

Infatti le ricerche evidenziano che chi concentra la propria vita nella ricerca della gratificazione e nel piacere immediato, finisce con il diventare più ansioso e instabile.



IL BENE MATERIALE


Molte persone misurano la propria soddisfazione sulla base del possesso di beni materiali e questo vale soprattutto all’interno della nostra società che ne ha fatto un fondamento culturale.

Ciò che però viene invece continuamente dimostrato è che, una volta risolti i bisogni primari, il livello tende velocemente ad approssimarsi allo zero.

Cosa significa?

Che diecimila euro in più all’anno dati ad una persona che vive in un remoto paese del terzo modo possono fare la differenza, ma diecimila euro in più all’anno per una persona che vive una condizione di sicurezza economica non cambiano la vita.

Per cui il pericolo in cui molti cadono è di “farsi il mazzo” per avere, in molti casi,  non un prodotto che altrimenti non avrebbero, ma semplicemente un prodotto di maggior pregio.

Chiunque può avere un’auto, un cellulare, una casa.

Ovviamente posso avere un’utilitaria da mille euro, un telefono da 50 e un monolocale comprato all’asta per 20000 euro, oppure un’auto fuoriserie da 300000 euro, l’ultimo modello di grido smartphone e una villa con piscina.



RISULTATI VELOCI

L’EFFETTO DIMENTICANZA


A meno che non si consideri il risultato veloce semplicemente come una buona spinta motivazionale, l’idea del risultato rapido e facile, rischia di tramutarsi in una pericolosa chimera.

Infatti, molti problemi legati al raggiungimento immediato sono da un lato l’effetto limitato nel tempo di tale risultato.

Di solito ciò che si ottiene con poco, vale poco e ciò che si ottiene in poco, dura poco.

Inoltre, ciò che avviene troppo rapidamente, non lascia traccia nell’esperienza e, quindi, se la persona non ha “faticato” per raggiungere tale obiettivo, non avrà creato la possibilità di far sedimentare l’esperienza.

Non a caso, anche nella terapia strategica, dove molti risultati avvengono davvero in tempi molto brevi, viene proposta come tecnica successiva, la tecnica del “rovinare tutto”. In altre parole si invita la persona a ripensare ripetutamente a cosa dovrebbe fare per rovinare tutto ciò che h conquistato. Infatti, il rischio è che quando un obiettivo è raggiunto (e magari è raggiunto in poco tempo) anche la memoria degli sforzi fatti e di quanto si stava male quando il problema era presente, tende a scemare.



L’EFFETTO PARADOSSALE

L’altro grande problema dei risultati veloci è che sono gli effetti di procedimenti scorretti e che, di conseguenza, sono destinati a finire.

Ad esempio, certi programmi di perdita di peso tanto pubblicizzati in televisione a ridosso delle vacanze, puntano, nella maggior parte dei casi, a perdere peso attraverso denutrizione che innesca immediatamente un calo ponderale che il corpo percepisce come “carestia” e mette in moto anche una resistenza che porta a rallentare il metabolismo e innesca un meccanismo psicologico contradditorio.

Siccome inizialmente ha “funzionato” la persona ci riprova, ma siccome tale azione viene vissuta come una minaccia dal corpo, ecco che questo reagisce resistendo.

La prima esperienza positiva di perdita di peso, induce a reiterare tale comportamento, ma al tempo stesso, tale comportamento reiterato è proprio ciò che non fa più funzionare il meccanismo stesso.



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