Efrem Sabatti - Psicologo a Brescia

L’autoconsapevolezza è una cipolla


L’autoconsapevolezza è una cipolla

Come? Esattamente. Per il semplice fatto che possiede molti strati e più andrai in profondità, più piangerai.





 Il primo strato
è la semplice comprensione delle proprie emozioni, ossia il riconoscimento di ciò che si sta provando in un dato momento. “In questo momento sono felice".

“In questo momento sono arrabbiato”. Quante volte ad esempio persone passano ad azioni impulsive senza passare per la consapevolezza dell’emozione sottostante.

Ad esempio fumano, corrono in auto, lanciano di istinto un oggetto, senza rendersi conto, ad esempio, dell’emozione sottostante di rabbia?

Spesso la mancanza di consapevolezza di questo primo stadio, la presenza di un punto cieco, è data da  una scarsa educazione emotiva a alla percezione (anche culturale) di certe emozioni come inappropriate.

Il secondo strato di autoconsapevolezza è legato alla capacità di chiederci COME MAI proviamo queste emozioni. Sono DOMANDE FONDAMENTALI per far luce su ciò che consideriamo SUCCESSO o FALLIMENTO. “Come mai sei triste?”. “Perché ho fallito in questo obiettivo”.

“e come mai per te fallire in questo obiettivo è motivo di tristezza?” “perché ho sempre creduto che per essere un buon genitore dovessi essere così”.

Il secondo strato di autoconsapevolezza permette di comprendere il core, il NUCLEO ESSENZIALE, i pensieri e le convinzioni che muovono le nostre azioni.

Il terzo strato, quello più pieno di lacrime è lo strato dei VALORI.

Come mai considero questa cosa un SUCCESSO o un FALLIMENTO? Secondo quali standard mi sto valutando e giudicando?

Comprendere i VALORI PERSONALI che muovono le nostre azioni è fondamentale, perché i valori determinano la natura dei nostri problemi e la natura dei nostri problemi determina la qualità delle nostre vite.

Se scegliamo “male” i nostri valori ecco che tutto il seguito che ne deriva sarà scombussolato.

Poche persone hanno un contatto effettivo con i propri valori profondi.

Ecco il punto.

Una persona è infelice perché non riesce a “fare soldi” ed ecco che tutta l’energia è mobilitata verso le strategie per fare più soldi. Non dico che sia errato, ma è una parte della questione. L’altra parte della questione è: “come mai senti il bisogno di fare più soldi”, “in che termini più soldi possono migliorarti?”. Quali sono i valori sottostanti a questo bisogno?

“Perché sono convinto che sono troppo brutto e poco interessante per poter piacere, per cui potrei attrarre con il mio denaro”.

Ecco che iniziano ad emergere le convinzioni sottostanti.

“E qual è il tuo valore di fondo”.

“L’idea che per me è fondamentale essere accettato e amato”

In questo caso il bisogno profondo, passando per una convinzione disfunzionale, mette in atto dei comportamenti che stravolgono completamente le premesse iniziali e quindi tradiscono i valori che le avevano poste in essere.

Parafrasando il Dalai Lama, ad esempio, “puoi comprare un letto, ma non il riposo”, “puoi comprare il corpo di una donna, ma non il suo amore”.



Quando individuiamo i vostri valori personali, dovremmo immediatamente riflettere se il METRO DI GIUDIZIO che stiamo utilizzando è EFFICACE.

Il mio valore personale è “l’accettazione da parte degli altri”? e qual è il mio metro di giudizio? “quante persone mi fanno i complimenti per la mia nuova cabrio?”.

Perché va da se che se è questo il metro mi giudizio dovrò farmi il mazzo per comprare l’ultimo modello e sperare che gli altri mi facciano effettivamente i complimenti, pena il sentirmi un fallito.

Il punto della questione è “come mai ho scelto come metro di giudizio i complimenti per la mia auto nuova?”

“possono esserci altri metri?”

E soprattutto “il metro che ho scelto, misura effettivamente ciò che si propone di misurare?”





Misura l’interesse per me o per i miei oggetti?



Misura l’interesse per me o l’opportunismo degli altri?



Misura l’interesse per me o la superficialità delle persone che ho di fronte?

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