Efrem Sabatti - Psicologo a Brescia

Convinzioni e benessere


Convinzioni e benessere

Durante un intenso Convegno internazionale di Psico- Oncologia al quale ho preso parte come relatore, ho avuto modo di assistere ad una affascinante dimostrazione del potere delle convinzioni nel migliorare lo stato di salute



 e nell’ aiutare a fronteggiare anche gli effetti più problematici della patologia. La maggior parte di noi ha sentito dire che l’ottimismo aiuta, ma ciò che è stato scientificamente dimostrato è andato ben oltre. Pazienti convinti di ricevere un farmaco di nuova generazione per fronteggiare gli effetti collaterali e il dolore post chirurgico, dopo iniezioni di acqua distillata, non solo riferivano di stare soggettivamente meglio, ma anche il loro corpo mostrava effettivamente dei processi di cambiamento simili a quelli che si manifestavano nei soggetti che realmente ricevevano il farmaco. E’ ciò che si conosce con il nome di effetto placebo e che di recente sta diventando sempre di più oggetto di studio medico, avvalorando sempre più il ruolo della psiche nel processo di guarigione.  Alla luce di questa evidenza, anche la comunicazione e la formazione ad una buona capacità comunicativa del personale sanitario diventa straordinariamente importante, perché il potere suggestivo di ciò che si comunica può trasformare le parole in bisturi curativi o in pugnali assassini. Vi lascio con una riflessione tratta dal libro di una collega che personalmente ricordo sempre nel momento in cui  mi trovo a lavorare con le parole.  “A un malato grave e in punto di morte i medici hanno francamente comunicato che non sanno diagnosticare la sua malattia, ma che probabilmente potrebbero aiutarlo se conoscessero la diagnosi. Gli comunicano inoltre che un famoso diagnosta visiterà nei giorni successivi l'ospedale e sarà forse in grado di riconoscere la malattia. Un paio di giorni dopo lo specialista arriva e fa il suo giro. Giunto al letto del malato, gli getta un'occhiata frettolosa, mormora «moribondus» e prosegue. Alcuni anni più tardi l'uomo va a trovare lo specialista e gli dice: «Volevo già da tempo ringraziarla per la sua diagnosi. I medici mi avevano detto che avrei avuto la possibilità di cavarmela se lei avesse potuto diagnosticare la mia malattia e nel momento in cui lei ha detto 'moribundus' ho saputo che ce l'avrei fatta» (Brancka Skorjanec, Il linguaggio della terapia breve, Ponte Alle Grazie, Milano 2000, p. 26)”.

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