Efrem Sabatti - Psicologo a Brescia

Quando aiutare mantiene il problema


Quando aiutare mantiene il problema

Rispondo in questo spazio ad una lettera firmata di una signora che mi chiede come poter aiutare il proprio figlio a superare un momento difficile.


La signora mi racconta di aver fatto di tutto per risparmiare al figlio lo stress di alcune mansioni, nella speranza che costui, a poco a poco, riacquistasse la sua autonomia. Ciò non si è verificato e ora il figlio è sempre più dipendente da lei. Aiutare il prossimo è un profondo gesto di solidarietà che gratifica spesso chi lo compie e allevia la sofferenza di chi lo riceve, ma è importante sapere come aiutare per non trasformare una volontà assolutamente nobile in una trappola che mantiene il problema. In molti casi infatti, ciò che a breve termine “risolve” il disagio, a lungo termine lo mantiene. Facciamo qualche esempio per chiarire questo discorso. Un genitore è preoccupato perché vede che il proprio figlio è timido, poco socievole, ha pochi amici, è poco interessato ad uscire di casa, ecc… Per “aiutarlo” questo genitore, pieno di buoni propositi, inizia a rassicurarlo quando deve affrontare qualche situazione difficile, lo accompagna tutte le volte che deve uscire, si occupa al suo posto di prendere informazioni, prenotazioni, ecc… in altri termini, siccome lo vede timido e indifeso, lo protegge ancora di più e fa al suo posto. Che succede? Più la situazioni prosegue, più il genitore diventa davvero indispensabile, al punto che il figlio si sente sempre più insicuro di affrontare da solo certe situazioni, perché il comportamento del genitore gli dimostra che forse da solo non ce la può fare. Viceversa, con il passare del tempo, anche il genitore può essere sempre più angosciato, perché progressivamente inizia a rendersi conto che non è eterno e non potrà accudire il figlio per sempre e questo genera la paura che il ragazzo, una volta da solo, sarà perduto. E’ chiaro? Un tentativo di soluzione che nel breve tempo ha creato sollievo, è diventato progressivamente il problema, impedendo di sviluppare un normale processo di autonomia. Per questa ragione fare al posto di un’altra persona in realtà non aiuta, ma impedisce di sviluppare le proprie capacità. Aiutare qualcuno significa piuttosto creare le migliori condizioni perché faccia le sue esperienze, anche sbagliando o fallendo. Questo discorso vale soprattutto per i genitori, perché fare al posto del proprio figlio significa solo posticipare il momento in cui dovrà farlo da solo e più il tempo passa, più diventa difficile per chi non è mai stato abituato. Dr. Efrem Sabatti _ www.psicologobresciasabatti.it

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